La misura salta all’occhio già dalle prime righe del documento: il calcolo dell’ISEE cambia profilo e promette di pesare di più sui redditi effettivi e meno sul patrimonio immobiliare. È il quadro disegnato dal Documento Programmatico di Bilancio, approvato dal Consiglio dei Ministri il 14 ottobre 2025, che fissa l’entrata in vigore del nuovo modello a 1° gennaio. Nella pratica quotidiana questo vuol dire che molte famiglie si troveranno una valutazione diversa della loro situazione economica, con ripercussioni su bonus e servizi. Un dettaglio che molti sottovalutano è che la riforma non cambia solo numeri: modifica la logica che sta dietro all’indicatore, e lo fa puntando su criteri che gli operatori nel sociale definiscono più aderenti alla realtà.
Come si riduce il peso degli immobili e cosa cambia nella valutazione
La norma introduce una revisione del modo in cui l’abitazione entra nel calcolo dell’ISEE. Finora la presenza di una casa di proprietà poteva aumentare significativamente la valutazione della ricchezza familiare, anche se si trattava di una prima casa di modesto valore o gravata da mutuo. La nuova impostazione tende a ridurre quella incidenza: non si eliminano del tutto i valori patrimoniali, ma si dà maggiore rilievo ai redditi reali e alla composizione del nucleo. Lo scopo dichiarato è evitare che famiglie con bassi redditi ma proprietarie di immobili modesti vengano automaticamente classificate in fasce meno favorevoli.
Operativamente, gli uffici tecnici stanno lavorando sui coefficienti e sui parametri catastali usati per la valutazione: si interviene sia sulla base imponibile che sui pesi applicati. Chi vive in affitto, soprattutto nei grandi centri urbani, potrebbe vedere migliorare la propria posizione relativa, perché il nuovo criterio considera con più attenzione l’onere del canone rispetto al valore patrimoniale. Un fenomeno che in molti notano nelle città è la discrepanza tra valore catastale e valore di mercato: la riforma cerca di attenuarne l’impatto sul calcolo.
Un dettaglio utile per chi deve fare domanda per servizi agevolati: le attese tecniche prevedono aggiornamenti nelle procedure di richiesta dell’ISEE, per riflettere i nuovi parametri. Gli operatori dei CAF e i consulenti del lavoro stanno già aggiornando i moduli e le istruzioni, perché la transizione deve essere gestita sul campo.
Scala di equivalenza, famiglie numerose e chi beneficia davvero
Un secondo pilastro della riforma riguarda la scala di equivalenza, il coefficiente che rapporta reddito e patrimonio alla composizione del nucleo familiare. La modifica aumenta il peso riconosciuto alle famiglie con più componenti o con esigenze particolari, come la presenza di disabili. In pratica, più alto è il coefficiente, più basso risulta l’ISEE finale: questo apre l’accesso a benefici come l’Assegno Unico o tariffe agevolate per servizi locali.
Le conseguenze sono concrete: le famiglie numerose e i nuclei con figli dovrebbero risultare meno “ricchi” agli occhi dell’algoritmo di calcolo e quindi avere maggiori possibilità di ottenere agevolazioni. Allo stesso tempo, chi dispone di redditi medio-alti o non ha figli probabilmente vedrà pochi cambiamenti, perché il nuovo sistema non introduce correttivi che favoriscano quei profili. Un fenomeno che in molti osservano nelle province è la polarizzazione delle agevolazioni: chi già beneficia di sussidi mirati conserva un vantaggio, ma la riforma sposta risorse verso chi ha carichi familiari elevati.
Per gli enti locali e le aziende che erogano servizi serve un adeguamento delle soglie e delle condizioni: la platea dei beneficiari potrebbe allargarsi in settori come i servizi educativi o le tariffe sociali. Un dettaglio che sfugge a chi vive in città è l’impatto sui contributi per l’accesso alle mense scolastiche e alle rette degli asili nido, ambiti dove un abbassamento dell’ISEE può significare sconti significativi per molte famiglie.
Il pacchetto famiglia e i prossimi passi normativi
La revisione dell’ISEE è inserita in un più ampio pacchetto di interventi destinati al sostegno delle famiglie, che il governo valuta come un investimento nelle politiche sociali. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha indicato che l’insieme delle misure vale circa 3,5 miliardi nel triennio e comprende strumenti differenti: nuovi bonus fiscali per le famiglie, un bonus per mamme lavoratrici da 60 euro, un contributo per i genitori dei nuovi nati, e misure sullo smart working familiare e sulla riduzione delle imposte per i nuclei con carichi familiari.
Il percorso legislativo è però ancora in corso: il DPB anticipa le linee guida ma sarà la Legge di Bilancio a definire formule, soglie e risorse effettive. I tecnici del Ministero e i tavoli con le Regioni decideranno gli aggiustamenti finali. Un aspetto che molti sottovalutano è la fase di applicazione pratica: ci saranno adeguamenti nei software degli enti, nei calcoli dei CAF e nei criteri di attribuzione dei bonus, che richiederanno tempo per stabilizzarsi.
Per le famiglie in cerca di certezze, il consiglio degli esperti è seguire le informazioni ufficiali e preparare la documentazione richiesta: la riforma modifica logiche e priorità, ma lascia spazio a interpretazioni amministrative locali. In molti comuni si stanno già programmando incontri informativi per spiegare le novità sul territorio — una conseguenza pratica che mette il tema nelle stanze operative delle amministrazioni locali.