Dal 2026, lo Stato potrebbe recuperare i debiti fiscali direttamente sulle retribuzioni e pensioni della Pubblica Amministrazione: una misura da tempo ventilata che mette in guardia migliaia di lavoratori pubblici e pensionati.
Cosa si sta valutando per il recupero automatico
Una delle misure più drastiche allo studio riguarda la possibilità che, per debiti fiscali superiori a 5.000 euro, lo Stato possa esercitare trattenute dirette sugli stipendi e pensioni erogate dalla Pubblica Amministrazione. L’idea è inserire un meccanismo di compensazione “in-house”, senza passare dalle lungaggini di esecuzioni esterne. In pratica, chi lavora per enti statali o riceve pensioni pubbliche potrebbe vedersi decurtare automaticamente una quota della retribuzione per coprire il debito fiscale residuo.
La misura verrebbe regolata da soglie minime — per evitare impatti per crediti esigui — e da vincoli procedurali: notifiche, diritto al contraddittorio e rateizzazioni. Il fine è accelerare il recupero crediti su chi è in posizione più “controllabile” per lo Stato, riducendo la frammentazione degli interventi.
Un tema caldo è l’equilibrio tra efficacia e tutela: da un lato, lo Stato guadagna efficienza; dall’altro, per il lavoratore la trattenuta forzata può diventare un peso insostenibile se mal calibrata.
Chi potrebbe essere colpito e con quali soglie
La misura è prevista per debiti fiscali di entità significativa, ad esempio superiori a 5.000 euro accumulati con l’erario. Non riguarderebbe crediti minori per evitare impatti eccessivi su chi ha piccole morosità. Le pensioni pubbliche e gli stipendi PA sono target naturali perché già gestiti da organi statali: ciò facilita l’intervento diretto.
Il meccanismo potrebbe non toccare il “netto minimo vitale”: è probabile che ci sia un tetto di salario o pensione al di sotto del quale nessuna trattenuta può essere applicata per garantire la sussistenza del contribuente. Anche la presenza di soglie di decenza è prevista per evitare che chi ha già redditi bassi venga ulteriormente compresso.
Infine, chi ha parte del reddito proveniente da altre fonti private (es: contratti esterni, prestazioni occasionali) probabilmente non vedrà queste trattenute agire su quelle componenti, salvo che non vengano specificamente agganciate da provvedimenti.
Impatti sociali e problemi attuativi
Questa norma rischia di generare tensioni forti. Immagina un pensionato che percepisce una pensione modesta: una decurtazione automatica per debiti erariali potrebbe ridurre drasticamente le sue risorse. Anche per un dipendente pubblico la prospettiva di vedersi trattenuta una fetta dello stipendio per questioni tributarie è un deterrente elevato.
Sul piano attuativo, servono strumenti sicuri: il contribuente dovrà essere debitamente informato, avere diritto al contraddittorio, poter contestare errori e dimostrare situazioni di difficoltà economica. Le somme trattenute dovranno essere documentate con chiarezza e giustificazioni reali. Errori informatici o cattiva sincronizzazione tra enti potrebbero generare ingiustizie.
Altra criticità: la misura riguarda solo il segmento pubblico. Chi lavora nel settore privato rimarrà escluso da questo meccanismo diretto e vedrà operare modalità tradizionali (pignoramenti, riscossione esterna). Il disequilibrio potrebbe generare disuguaglianze nel trattamento fiscale tra pubblici e privati.
Come prepararsi e cosa fare
Chi riceve stipendio o pensione dallo Stato dovrebbe verificare se ha debiti fiscali rilevanti e, se sì, attivarsi per richiedere rateizzazioni o accordi preventivi. È consigliabile monitorare eventuali comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate, conservare documentazione, presentare istanze di dilazione prima che la trattenuta automatica entri in vigore.
Chi si trova già in difficoltà può studiare strumenti di compensazione o chiedere consulenza legale o fiscale per tutelarsi. È probabile che, con l’introduzione della norma, vengano delineate forme di “salvaguardia” per categorie fragili (pensionati con redditi bassi, soggetti con spese sanitarie elevate, ecc.).
In conclusione, trattenere automaticamente debiti fiscali da stipendi o pensioni pubbliche è un’idea potente, ma va calibrata con attenzione. Se ben attuata, può aumentare la capacità di recupero dello Stato; se mal disegnata, rischia di colpire chi ha già poco e generare conflitti sociali.