Migliaia di contribuenti attendono ancora l’accredito del rimborso fiscale: ecco tutte le cause e le soluzioni possibili.
Ogni anno milioni di italiani presentano il modello 730 aspettando di ricevere il rimborso fiscale direttamente in busta paga o sul conto corrente. Eppure, anche nel 2025, sono tantissimi coloro che non hanno ancora visto arrivare l’accredito. Le cause possono essere molteplici: dai ritardi burocratici alle verifiche dell’Agenzia delle Entrate, fino a errori nella compilazione dei dati o problemi con il sostituto d’imposta.
Rimborso 730 in ritardo: un problema sempre più diffuso
Per prima cosa è importante capire quando dovrebbe arrivare il rimborso. In genere, per chi ha un datore di lavoro o un ente pensionistico come sostituto d’imposta, il rimborso IRPEF viene accreditato tra luglio e settembre. Tuttavia, se ci sono anomalie, controlli o differenze tra l’imposta versata e quella dovuta, i tempi si allungano anche di diversi mesi.
Il 2025, in particolare, ha visto ritardi significativi a causa dell’elevato numero di dichiarazioni inviate e delle nuove procedure di verifica automatica introdotte dal Fisco. Molti contribuenti segnalano di non aver ancora ricevuto il pagamento, pur avendo presentato il modello entro i termini.
In questi casi, è fondamentale non farsi prendere dal panico: un ritardo non significa necessariamente che ci siano problemi gravi, ma serve capire a chi rivolgersi e come controllare lo stato della pratica.
Come controllare lo stato del rimborso
Il primo passo è sempre quello di verificare la propria posizione accedendo al portale dell’Agenzia delle Entrate. All’interno dell’area riservata, nella sezione “Cassetto fiscale”, è possibile visualizzare lo stato della dichiarazione e controllare se il rimborso è stato già elaborato, autorizzato o ancora in fase di verifica.
Chi ha utilizzato un CAF o un professionista abilitato può chiedere direttamente a loro di verificare lo stato del modello 730 trasmesso. Gli intermediari, infatti, ricevono spesso comunicazioni dirette dal Fisco in caso di anomalie o controlli supplementari.
Un altro canale utile è il numero verde dell’Agenzia delle Entrate (800.90.96.96), attivo dal lunedì al venerdì. Fornendo codice fiscale e dati della dichiarazione, è possibile ottenere informazioni in tempo reale sullo stato dei pagamenti.
Per i lavoratori dipendenti e i pensionati, il rimborso avviene tramite sostituto d’imposta, cioè direttamente dal datore di lavoro o dall’INPS. Se il datore non ha effettuato il versamento, è opportuno contattare l’ufficio paghe o l’ente pensionistico per chiarire la situazione.
Chi invece ha presentato il modello 730 senza sostituto d’imposta riceverà il rimborso direttamente dall’Agenzia delle Entrate con accredito sul conto corrente indicato nel quadro dedicato della dichiarazione. In questo caso i tempi sono più lunghi, mediamente fino a dicembre, ma possono slittare se non è stato indicato correttamente l’IBAN o se manca la verifica di intestazione.
Infine, è utile controllare anche eventuali comunicazioni PEC o lettere raccomandate: l’Agenzia invia avvisi di rettifica o richiesta di documentazione quando riscontra discrepanze tra i dati dichiarati e quelli presenti nelle banche dati fiscali.
Le cause più comuni del ritardo nel rimborso
Tra le cause più frequenti del ritardo del rimborso 730, la prima è la verifica dei dati anagrafici e bancari. Se l’IBAN fornito non corrisponde al codice fiscale del contribuente o risulta intestato a un conto chiuso, il pagamento viene automaticamente sospeso.
Un’altra causa ricorrente riguarda la presenza di controlli automatici da parte dell’Agenzia delle Entrate. Quando il sistema rileva anomalie nei dati dichiarati, come spese detraibili incoerenti o differenze nei redditi comunicati dai sostituti d’imposta, la pratica viene messa “in stand-by” per ulteriori verifiche manuali.
In alcuni casi il ritardo dipende dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico, che può avere problemi tecnici o ritardi nei flussi di pagamento. L’INPS, ad esempio, ha segnalato nel 2025 un rallentamento dovuto all’aggiornamento del sistema informatico, con migliaia di rimborsi posticipati di oltre due mesi.
Anche gli errori nella compilazione del modello 730 possono bloccare il rimborso. Basta un codice fiscale errato, un IBAN incompleto o una voce di spesa non corretta per far scattare un controllo. In questi casi l’Agenzia invia una comunicazione (spesso via PEC o raccomandata) invitando a fornire chiarimenti o documenti giustificativi.
Non mancano infine i casi in cui il rimborso è stato compensato con altri debiti fiscali. Se il contribuente ha cartelle esattoriali o pendenze con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, il rimborso viene automaticamente trattenuto, in tutto o in parte, per saldare le somme dovute. È possibile verificare questa situazione accedendo al proprio estratto conto online sul portale dell’Agenzia Riscossione.
Come sbloccare o accelerare il rimborso
Una volta individuata la causa del ritardo, è possibile intervenire per sbloccare la situazione. Se il problema riguarda l’IBAN o i dati anagrafici, basta accedere al portale dell’Agenzia e aggiornare le informazioni nella sezione “Accredito rimborsi su conto corrente”. L’operazione richiede pochi minuti, ma può accelerare notevolmente i tempi.
Se invece il ritardo è dovuto a un controllo in corso, l’unica strada è attendere la conclusione della verifica. Tuttavia, è possibile inviare una richiesta di aggiornamento tramite il servizio telematico “Civis”, che consente di comunicare direttamente con l’Agenzia allegando eventuali documenti giustificativi.
Nel caso in cui il rimborso sia stato compensato con debiti fiscali, non c’è molto da fare: la legge prevede che le somme vengano utilizzate per saldare le pendenze in automatico. In ogni caso, è consigliabile consultare un CAF o un commercialista per verificare se la compensazione è avvenuta correttamente e se è possibile presentare una richiesta di rimborso parziale.
Per i dipendenti, un altro passo utile è contattare l’ufficio paghe aziendale: a volte il rimborso è stato elaborato ma non ancora contabilizzato nel cedolino per problemi amministrativi interni.
Chi ha urgenza di ricevere le somme può anche presentare una richiesta formale di rimborso anticipato, ma solo in casi specifici (come spese sanitarie documentate o difficoltà economiche comprovate). L’Agenzia valuta le domande caso per caso.
In generale, il consiglio è non aspettare passivamente: controllare spesso il cassetto fiscale, mantenere aggiornati i propri dati e segnalare subito eventuali anomalie è il modo più efficace per evitare di restare bloccati nei tempi lunghi della burocrazia.
Molti esperti fiscali suggeriscono anche di presentare il modello 730 il prima possibile (già a maggio o giugno), per ridurre il rischio di ritardi e ricevere il rimborso entro l’estate.
In definitiva, il ritardo del rimborso 730 è fastidioso ma quasi sempre risolvibile. Con qualche controllo e un po’ di pazienza, è possibile ottenere il pagamento dovuto e chiudere finalmente la propria dichiarazione dei redditi in positivo.