Il cosiddetto “magazzino fiscale” supera la soglia dei mille miliardi. Si studia l’inserimento di gestori privati per recuperare crediti deteriorati: opportunità e rischi di una riforma radicale nel sistema della riscossione.
Che cos’è il magazzino fiscale e perché è urgente intervenire
Il magazzino fiscale è l’insieme dei crediti erariali residui, non riscossi e spesso difficilmente esigibili. Oggi supera, nelle stime ufficiali, la soglia dei mille miliardi di euro, con un peso enorme sui conti pubblici e sui flussi di bilancio futuro. La gestione interna da parte dell’amministrazione pubblica sta mostrando limiti strutturali: inefficienze, costi elevati e capacità di azione ridotta.
Per questo si sta valutando di aprire a servicer privati, società specializzate nel recupero crediti, i segmenti più problematici del magazzino. L’idea è di liberare le risorse interne dell’amministrazione, affidare a gestori esterni attività complesse e recuperare più rapidamente il credito. Il piano è ancora in fase di studio, ma la tensione tra efficienza e garanzie costituisce il centro del dibattito.
Una commissione tecnica ha già elaborato una relazione che delinea scenari possibili, modelli di affidamento e parametri di valutazione. L’obiettivo è ridurre il “peso morto” dei crediti inesigibili e ottenere maggiore trasparenza e responsabilità nella riscossione.
Vantaggi attesi e modelli possibili
Affidare parti del magazzino a gestori privati potrebbe portare benefici tangibili: processi più snelli, competenze specializzate, incentivi al recupero efficiente e un alleggerimento del peso operativo sull’amministrazione pubblica. I servicer opererebbero sotto vincoli contrattuali rigorosi, con obiettivi chiari e penalità in caso di mancato rendimento.
I modelli ipotizzati includono l’affidamento a riscatto o con compartecipazione alle somme effettivamente recuperate. In alternativa, si valuta una “gestione delegata” per specifiche fasce di debito: i crediti sotto una certa soglia rimarrebbero alla pubblica amministrazione, quelli più complessi verrebbero assegnati ai privati. Il controllo e la trasparenza sarebbero garantiti da audit indipendenti e meccanismi di monitoraggio.
In teoria, i servicer potrebbero attivare azioni più aggressive e tempestive, ridurre i tempi di insolvenza e recuperare almeno parte di crediti oggi considerati perduti. Questa rottura con il modello tradizionale rappresenta un cambio di paradigma nella logica del fisco.
Rischi e criticità da non sottovalutare
Il passaggio a modalità private porta con sé rischi elevati. Il primo è quello dell’abuso e dell’eccessiva pressione, se i servicer non operano con limiti chiari. Debitori in difficoltà potrebbero essere assediati da richieste aggressive, compromettendo equità e dignità.
Un altro rischio è la privatizzazione del potere esecutivo dello Stato: delegare troppo all’esterno può indebolire la funzione pubblica di tutela e controllo. Servono garanzie solide affinché i servicer non agiscano spregiudicatamente.
La definizione delle condizioni contrattuali sarà cruciale: quali crediti affidare, con quali costi, con quali tutele per i cittadini. Se il sistema non sarà calibrato bene, si rischia di peggiorare anziché migliorare la situazione. Infine, la reazione politica e sociale potrebbe essere forte: il tema della riscossione e della giustizia fiscale tocca nervi sensibili del dibattito pubblico.
Tempistiche, scenari e impatti sul contribuente
L’adozione di servicer privati non è imminente: occorre prima un intervento legislativo che attribuisca norma, modalità e paletti. La fase successiva sarà la sperimentazione, affidamenti pilota per alcune aree geografiche o per determinate fasce di crediti. Se i risultati saranno convincenti, l’estensione potrà gradualmente coprire interamente il magazzino.
Dal punto di vista del contribuente, il cambiamento potrebbe tradursi in comunicazioni più rapide, attivazione anticipata di procedure e possibilità di rateizzazioni gestite più flessibilmente. Ma potrebbero aumentare le richieste pecuniarie e le sollecitazioni. Chi è indebitato dovrà essere informato bene sui propri diritti e meccanismi di difesa.
In sintesi, l’apertura del magazzino fiscale allo strumento dei servicer privati è un’ipotesi inedita e ambiziosa. Se ben condotta, potrebbe sbloccare una parte importante del credito inesigibile. Ma serve equilibrio: non basta un cambio di attori, serve un cambio di cultura nella riscossione.